Psicologia, psicoterapia, crescita emotiva e relazionale.

Principali Disturbi Trattati in Età Evolutiva (0-18 anni)

Difficoltà nella prima infanzia

Nei primissimi anni di vita possono verificarsi differenti situazioni di difficoltà che riguardano il piccolo in prima persona ma i cui effetti ricadono su tutta la famiglia. Alcune di queste possono essere:

  • difficoltà di addormentamento o ripetuti risvegli notturni;
  • selettività alimentare, riduzione o aumento improvvisi delle quantità di cibo richiesto dal bambino;
  • difficoltà nel togliere il pannolino, enuresi (emissione involontaria di urina), encopresi (defecazione nei vestiti o in luoghi non appropriati), volontaria ritenzione delle feci;
  • angosce da separazione, inconsolabilità nel lasciare i genitori andando al nido, alla scuola dell’infanzia o dalla babysitter;
  • comportamento eccessivamente agitato;
  • capricci ingestibili;
  • eccessiva passività, scarsa reattività agli stimoli.

Enuresi / Encopresi

Disturbi che riguardano bambini (che hanno abbondantemente acquisito il controllo sfinterico) e ragazzi che:

  • non riescono a trattenere l’urina, di giorno e/o di notte;
  • trattengono le feci opponendosi allo stimolo evacuatorio;
  • defecano nei vestiti o in altri luoghi non appropriati in assenza di disturbo fisico che causi tali eventi.

Disturbo emozionale

Riguarda una serie di disturbi in età infantile che hanno come matrice comune un’alterazione della sfera emozionale, nello specifico una difficoltà a trovare adeguati meccanismi di difesa dalle emozioni pervasive e adeguata modulazione nell’espressione delle stesse. Comprende:

  • Impulsività
  • Rabbia e aggressività
  • Eccessiva timidezza
  • Paure non adeguate all’età
  • Disturbi del sonno
  • Irrequietezza
  • Mutismo elettivo
  • Ansia sociale
  • Tic


Insicurezza e scarsa autostima

È una faticosa compagna di viaggio: pensare di non valere abbastanza, di non essere mai all’altezza; essere convinti che gli altri siano sempre meglio o di non avere le risorse per potercela fare; non potersi rendere un po’ più autonomi per la paura di restare soli e sguarniti.
Quando tutto questo si fa ingombrante a nulla valgono le rassicurazioni esplicite di mamma e papà, sembra che il pensiero svalutante di sé stessi sia radicato e tenace.

Crisi adolescenziali

L’ adolescenza è periodo di crisi e trasformazioni, di rabbie e proteste, di moti di indipendenza e necessità di ritornare piccoli.
Il corpo cambia, il pensiero si modifica, le relazioni sociali diventano sempre più importanti. Trovarsi di fronte a tutto questo, sia da protagonista che da genitore che assiste, può non essere semplice.

Comportamenti adolescenziali a rischio

Quando la crisi adolescenziale si manifesta con comportamenti che mettono a rischio la propria salute o la propria vita significa che qualche cosa non riesce a passare attraverso il pensiero e non riesce ad essere comunicato in altro modo se non con l’azione pericolosa:

  • farsi del male (per esempio tagliandosi con una lametta);
  • tentare di togliersi la vita;
  • utilizzare in maniera sistematica l’alcol come modalità per divertirsi o rilassarsi;
  • utilizzare la violenza e cercare lo scontro fisico;
  • utilizzare, saltuariamente o sistematicamente, sostanze stupefacenti.

Selettività e comportamenti alimentari a rischio

La selettività alimentare comprende il restringimento della varietà di cibi assunti per motivazioni non legate alla salute, come il rifiuto di mangiare alcune categorie di alimenti. Spesso viene utilizzato più o meno consciamente come modalità di controllo e potere sull’adulto e diventa quindi terreno di preoccupazioni e conflitti.
Anche la sistematica modifica delle quantità servite (lasciare sempre cibo nel piatto o chiederne sistematicamente una seconda porzione) può essere un indicatore di malessere, soprattutto quando si percepisce che, parallelamente, ci sia in gioco l’emotività.

Difficoltà emotive a scuola

Si possono manifestare in molti modi ed essere facilmente fraintendibili, ma è fondamentale non sottovalutarli:

  • mal di testa, mal di pancia, dissenteria, nausea o vomito prima di andare a scuola o durante la mattinata, tali da sfociare in assenze ripetute;
  • sensazione di diffusa preoccupazione e reazioni di marca ansiosa (battito cardiaco accelerato, sudorazione diffusa, respiro affannoso…), che generano malessere, per verifiche e interrogazioni;
  • difficoltà a stare attenti o a non perdersi nei propri pensieri, in assenza di un disturbo specifico di attenzione;
  • difficoltà a sostenere le interrogazioni orali, sensazione di avere la mente vuota e non ricordare nulla di quanto studiato in precedenza;
  • difficoltà a socializzare con i compagni, a cercare aiuto nei pari quando necessario, a rivolgersi all’adulto quando da soli non è possibile affrontare il problema;
  • aggressività nei confronti dei compagni di classe e/o degli insegnanti;
  • tendenza al mutismo e al ritiro in sé stessi quando si è con il gruppo classe.

DSA

I Disturbi Specifici di Apprendimento riguardano una difficoltà nelle abilità di lettura, scrittura (grafia e ortografia) e/o calcolo, in soggetti con adeguate capacità intellettive e senza danni neurologici. Hanno un grande impatto sulla vita dello studente e possono essere diagnosticati dalla fine della seconda elementare.

  • La dislessia, cioè il disturbo che riguarda la lettura, può manifestarsi o con un gran numero di errori o con una particolare lentezza.
  • La disgrafia, cioè il disturbo del segno grafico, può manifestarsi con una calligrafia illeggibile dallo stesso soggetto o con un utilizzo non armonico dello spazio del foglio.
  • La disortografia, cioè il disturbo che riguarda la scrittura, si manifesta con un numero rilevante di errori ortografici, per esempio nell’uso dell’H, nelle doppie, nell’unire parole disgiunte o nel dividere erroneamente una parola.
  • La discalculia, cioè il disturbo che riguarda la matematica, può manifestarsi con una difficoltà nel calcolo o nel senso del numero.

ADHD

Il Disturbo di Disattenzione e Iperattività si manifesta precocemente in età evolutiva con due aree che possono presentarsi insieme o singolarmente:

  • Disattenzione: incapacità di concentrarsi, di mantenere l’attenzione su un compito o nel discorso con un interlocutore, di fare filtro agli stimoli esterni e rimanere focalizzati.
  • Iperattività: incapacità di modulare il proprio comportamento, non riuscire a stare fermi o composti per più di qualche decina di secondi, difficoltà a rimanere seduti al banco, impossibilità di trattenersi nel contatto con gli altri (aggressivo o no), difficoltà a mantere il silenzio e rispettare i turni.

In famiglia e a scuola è di grande impatto, genera frustrazione e esasperazione in chi si prende cura del bambino; sono fondamentali, post diagnosi, strategie di azione condivise e funzionali.

Segnali di ansia nel bambino

Il bambino manifesta la presenza di ansia e preoccupazione diffusa in maniera meno immediata dell’adulto; è importante cogliere i segnali, soprattutto se compaiono ex novo oppure se si manifesta un cambiamento nelle modalità abituali:

  • Tic
  • Balbuzie
  • Paure diffuse e apparentemente immotivate
  • Difficoltà di addormentamento
  • Risvegli notturni
  • Incubi ricorrenti
  • Non voler rimanere soli
  • Atteggiamenti di immobilizzazione, del corpo o dell’espressione del viso, in determinate situazioni
  • Enuresi (diurna o notturna)
  • Sensazione di tachicardia
  • Crampi alla pancia o allo stomaco
  • Sensibile riduzione o aumento delle quantità di cibo assunto

Lutti e separazioni

La perdita di una persona cara, la morte di un animale domestico di grande investimento affettivo, il trasferimento in un’altra città, il divorzio dei genitori, sono tutte situazioni che possono mettere il bambino in una situazione di impotenza percepita che genera tristezza, rabbia, angoscia. La percezione poi che l’evento non colpisca solo lui stesso ma anche le persone adulte vicine può portare il bambino a non condividere il suo malessere con i cari, per paura di indurre in loro maggior sofferenza o preoccupazione.


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